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LA FIABA DI BIANCANEVE

LA FIABA DI BIANCANEVE


È sera e una mamma, un papà, una nonna e una bambina sono presi dalle loro faccende prima di andare a dormire: la nonna racconta alla nipotina la sua fiaba preferita, Biancaneve, in cui le dinamiche tra i componenti della famiglia risulteranno poi esasperata o enfatizzate tra i personaggi della fiaba. Lo spettacolo si propone allora come una sorta di laboratorio del sentimento in cui l’uso della maschera risulta capace di divertire e, allo stesso tempo, dimostrare con chiarezza il sentimento rappresentato.

La tematica di fondo di questa fiaba risulta essere il narcisismo sia della bambina che della regina: questo sentimento, esasperato nella regina/matrigna, unito alla forte gelosia, risulterà deleterio e negativo. La stessa regina, consapevole della dose di narcisismo presente anche in Biancaneve, architetta le sue tentazioni facendo leva proprio su questo atteggiamento.

 

"Siamo ben consapevoli che queste problematiche devono rimanere riservate a noi interpreti e agli adulti che si occupano dell’infanzia, mentre si lascia che la storia parli, con il suo linguaggio simbolico e consolatorio, alla sensibile psiche del bambino."

(Carlo Formigoni)

Regia

Carlo Formigoni

con

Erika Grillo, Giancarlo Luce, Cilla Palazzo, Dario Lacitignola, Salvatore Laghezza

Scene e costumi

Mariella Putignano

Maschere in cartapesta

Lisa Serio, Daniela Giummo, Mariella Putignano

maschere e pupazzi in gommapiuma

Cinzia De Nisco

musiche

Antonello Tannoia

Durata

75 minuti

Genere

Teatro d'attore

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CAPPUCCETTO ROSSO

CAPPUCCETTO ROSSO


È notte fonda. Il lupo si aggira guardingo nel bosco; dietro di lui il cacciatore, desideroso di catturare la belva tanto temuta. Ma il lupo riesce a cavarsela anche questa volta. Il canto del gallo annuncia il nuovo giorno, il sole ormai è alto. È ora di mettersi a lavoro a casa di Cappuccetto Rosso. Oggi è il giorno del bucato! La mamma di Cappuccetto, donna energica e lavoratrice, invoca l’aiuto di quella pigrona di sua figlia; Cappuccetto Rosso, imbranata e sognatrice, con la testa tra le nuvole, ne combina di tutti i colori durante le faccende domestiche… quando, in uno scatto di coraggio e buona volontà, “Ci posso andare io dalla nonna, mamma!”. Il resto è storia nota.

Tramite la storia di Cappuccetto Rosso il bambino comincia a capire, almeno a livello preconscio, che soltanto le esperienze che ci sopraffanno suscitano in noi corrispondenti sentimenti interiori che non possiamo dominare; una volta che abbiamo imparato a padroneggiare tali situazioni, non dobbiamo più temere l’incontro con il lupo. Recitato da sei attori che si avvicendano nei ruoli principali e servendosi di un allestimento sobrio ed essenziale, da album dei bambini, lo spettacolo si arricchisce della creatività dell'attore e della partecipazione dello spettatore. 

Pubblico adatto dai 4 anni in su.

Regia

Carlo Formigoni

Con

Giancarlo Luce, Erika Grillo, Pierlucia Palazzo, Deianira Dragone, Espedito Chionna, Giuseppe Ciciriello 

Durata

60 minuti

Genere

Teatro d'attore

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POLLICINO

POLLICINO


La fiaba di Pollicino affascina da sempre i bambini ed è una meravigliosa storia che facilita il superamento delle paure che determina un’iniezione di forze e fiducia in sé e nel futuro della propria vita. Il successo della narrazione risiede nel processo di identificazione del piccolo pubblico con il protagonista della fiaba: Pollicino riesce, grazie alle sue doti, superare le terribili situazioni nelle quali si trova. La fiaba è l’esempio di rito di passaggio necessario ai più piccoli per superare le ansie e le paure che li travagliano alla loro età.

La versione scelta per il nostro adattamento è quella di Perrault, ricca di finezze fortemente simboliche, che racconta rivoluzione parentale fino alla liberazione totale.

Il primo e più significativo dettaglio della storia risiede nel nome: il pollice è la più evoluta delle cinque dita della mano sia per capacità di movimento sia per la proprietà di dito positivo ed è base per lo sviluppo cognitivo dell’essere umano.

Nel dipanarsi della fiaba, oltre alla presenza di personaggi familiari (padre, madre e fratelli), che costituiscono il primo nucleo culturale del bambino, compaiono personaggi fantastici che incarnano le paure ancestrali di quest’ultimo (orco, moglie dell’orco e orchessine) come fossero l’altra faccia della famiglia, l’aspetto negativo della stessa, di cui ci si dovrà liberare elevandosi ad uno stadio superiore di maturità e consapevolezza.

Nel mezzo, vi è la foresta, simbolo del caso, del destino, della circostanza che a volte può essere favorevole altre volte no.

Pubblico adatto dai 4 anni in su.

Adattamento e regia

Giancarlo Luce

Con

Salvatore Laghezza, Erika Grillo, Antonio D'Andria, Giorgio Consoli

Produzione

Teatro delle Forche

Scene e costumi

Lisa Serio

Pitture di scena

Cinzia De Nisco

Durata

60 minuti

Genere

Teatro d'attore

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STORIA DI BELLA

STORIA DI BELLA


Lo spettacolo, liberamente ispirato al racconto “La Penta mano mozza” de “Lo Cunto de li Cunti” di Giambattista Basile, narra la storia del Re di Pietrasecca che, innamoratosi della principessa Bella per via delle sue belle mani, decide di sposarla. Ma quest’ultima si rifiuta categoricamente e per punirlo se le taglia e gliele consegna.
Il vecchio re, infuriato, per vendicarsi, la fa chiudere in una cassa e buttare in mare. Bella peregrinerà a lungo, incontrando ostacoli e impedimenti fino a quando, sempre fedele a se stessa, riconquisterà la perduta felicità.


Questa fiaba ci insegna a non cedere agli istinti e alle passioni che ci annichiliscono e distruggono la vita e a perseverare nelle proprie scelte perché, prima o poi, i nostri sforzi verranno ricompensati. La tecnica teatrale scelta è quella del teatro dei burattini capaci di mostrare, in maniera inequivocabile, il carattere dei personaggi e gli stati d’animo di cui sono portatori.

Pubblico adatto dai 4 anni in su.

Regia

Giancarlo Luce

Con

Giancarlo Luce, Cilla Palazzo

Da

Giambattista Basile

Musiche

Antonello Tannoia

Burattini e baracca

Mariella Putignano

Durata

60 minuti

Genere

Teatro di figura e burattini

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ALICE

ALICE


Bruno Bettelheim scrive: “Alice nel paese delle meraviglieha tutte le peripezie, i personaggi, la velocità d’azione della fiaba, di cui conserva l’incanto e la sorpresa, ma vi immette inconsuete profondità di significati, variando continuamente le prospettive e operando vertiginosi, e non del tutto innocenti, giochi tra senso e nonsenso, tra la realtà come crediamo di conoscerla e una nuova realtà che sempre si trasforma. Vivendo la sua favola, Alice crescerà di nuovo, ma non sarà più la stessa.


Metafora della difficoltà di essere all’altezza delle situazioni che di volta in volta la vita propone, lo spettacolo affronta i temi della crescita e dello sviluppo individuale della protagonista, che oppone alle logiche assurde e incomprensibili del paese delle meraviglie la logica del buon senso.
Alice affronta il suo viaggio interiore confrontandosi con archetipi e con oggetti animati, che le pongono non pochi problemi facendole apparire quel mondo delle fiabe non così semplice come lo si immagina ma molto complesso, nel quale “scegliere” determina la condizione di continuare la propria avventura raggiungendo la parte più profonda di sé. Solo il risveglio lenirà e trasformerà la propria esistenza in altro da sé, una persona più matura in grado di leggere la realtà in modi completamente diversi, non più rasserenante ma caleidoscopica.
E tutto non sarà più come prima.

Regia

Giancarlo Luce

Assistenti alla regia

Vito Latorre, Nico Cecere

Da

Lewis Carrol

Con

Giorgio Consoli, Erika Grillo, Ermelinda Nasuto, Fabio Zullino

Scene

Cinzia De Nisco

Costumi

Sara Cantarone

Oggetto in legno

Francesco Lincesso

Produzione

Teatro delle Forche

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