Pollicino
Con Giorgio Consoli, Antonio D’Andria, Erika Grillo, Salvatore Laghezza, Vito Latorre
Adattamento e regia di Giancarlo Luce
Scene e costumi di Lisa Serio
Pitture di scena Cinzia De Nisco
Illustrazione e progetto grafico di Francesco Di Dio aka EFFE
Produzione Teatro delle Forche, con il contributo del Granteatrino Casa Di Pulcinella nell’ambito di "Custodiamo la Cultura in Puglia 2021 - Soggetti FUS" iniziative di sostegno agli organismi non sovvenzionati dal MIC con il Fondo Unico per lo Spettacolo.
Durata 60 minuti
Età consigliata dai 4 anni in su
Nel buio colto dalla paura, un bambino si rassicura canticchiando. Cammina, si ferma a ritmo della sua canzone. Sperduto, si mette al sicuro come può e si orienta alla meno peggio con la sua canzoncina.
La fiaba di Pollicino affascina da sempre i bambini, è una meravigliosa storia che facilita il superamento delle paure e che determina una iniezione di forza e fiducia in sé e nel futuro della propria vita.
Il successo della narrazione risiede nel processo di identificazione del piccolo pubblico con il protagonista della fiaba. Pollicino riesce, grazie alle sue doti, a superare le terribili situazioni nelle quali si ritrova.
La fiaba è l’esempio di rito di passaggio, necessario ai più piccoli per superare le ansie e le paure che li travagliano alla loro età.
La versione scelta per il nostro adattamento è quella di Perrault, ricca di finezze fortemente simboliche, che racconta l’evoluzione parentale fino alla liberazione totale. Il primo e più significativo dettaglio della storia risiede nel nome: il pollice, il più evoluto delle cinque dita della mano sia per capacità di movimento ma soprattutto per la proprietà di dito oppositivo, base per lo sviluppo cognitivo dell’essere umano.
Nel dipanarsi della fiaba oltre alla presenza di personaggi familiari (padre, madre e fratelli), che costituiscono il primo nucleo culturale del bambino, compaiono personaggi fantastici che incarnano le paure ancestrali di quest’ultimo (orco, moglie dell’orco e orchessine) come fossero l’altra faccia della famiglia, l’aspetto negativo della stessa, di cui ci si dovrà liberare elevandosi ad uno stadio superiore di maturità e consapevolezza. Nel mezzo, vi è la foresta, simbolo del caso, del destino, della circostanza che a volte può essere favorevole e altre volte no.
Fonte di ispirazione per la realizzazione della drammaturgia gestuale e degli elementi scenografici è stato il pittore Marc Chagall, la cui estetica, vigorosa e sottile, realistica e fantastica, ritrae un mondo quotidiano in cui il meraviglioso e il miracoloso si fondono.
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